Le tecnologie inclusive per l’italiano L2: percorsi di valorizzazione con la LIM.
di Benedetta Giannelli
La comunicazione è definita attraverso le tre parole chiave scambiare messaggi efficaci[1].
Nello specifico si può affermare che:
· comunicare è un’attività di scambio pluridirezionale in cui i partecipanti mettono in comune e negoziano dei significati;
· le informazioni sono composte da un testo verbale e da una componente non verbale;
· il motivo per cui si comunica viene valutato sul risultato, ovvero sull’avere/non avere ottenuto quanto avevamo previsto, non sulle intenzioni di chi comunica.
Inoltre, occorre considerare che la comunicazione si situa sempre all’interno di un evento comunicativo[2], ovvero una situazione comunicativa in cui i partecipanti si scambiano informazioni secondo determinate regole, riferite a specifici generi, e che la qualità della riuscita è data dalla somma dei fattori che lo compone (luogo fisico, attanti, scopi, azioni, strumenti, chiave psicologica, interazione e interpretazione, genere comunicativo).
Pensare ai partecipanti di una conversazione significa, in primis, considerare il rapporto sociale (formale o informale) che li lega per poter individuare la forma comunicativa più appropriata (es. ciao/buongiorno). Occorre inoltre essere consapevoli che esistono regole, le quali governano i rapporti di ruolo e il modo i cui si riversano anche in contesti non verbali (es. la distanza interpersonale o l’abbigliamento). Perfino il luogo fisico assume un determinato rilievo all’interno dell’evento comunicativo e nell’era digitale può essere reale (implica possibilità di usare il non verbale) o virtuale (attraverso l’utilizzo della tecnologia), e può quindi avvenire in un lasso di tempo che va dalla contemporaneità all’asincronia, sia in ambienti pubblici che privati.
Lo scopo della comunicazione è strettamente legato al suo esito ovvero non deve riferirsi solamente alla comprensione delle informazioni referenziali, ma anche al saperne cogliere gli intenti comunicativi dichiarati o non dell’emittente.
Tali fattori dell’atto comunicativo devono essere ben esplicitati all’interno della classe L2 considerando che la presenza di diverse culture può implicare relative differenti simbologie e quindi modalità che possono tradursi in equivoci o incomprensioni linguistiche. È necessario, dunque, far capire allo studente che apprendere una lingua straniera significa compiere uno scambio di significati e saper cogliere le intenzioni comunicative degli interessati, non semplicemente limitarsi alla traduzione di parole o frasi.
Per esempio le norme di interazione e di interpretazione dei messaggi comunicativi riguardano i turni di parola, le interruzioni ammesse o non ammesse; sono strettamente collegate alla cultura del luogo e pertanto possono profondamente differire le une dalle altre. Buona norma è conoscerle per evitare fraintendimenti o impedire il fluire di una conversazione.
Gli strumenti comunicativi a disposizione dei partecipanti riguardano sia la modalità verbale/non verbale, sia i molteplici canali di trasmissione (aria, telefono, internet…). Da sottolineare, inoltre, che la lingua impiegata varia al variare dello strumento utilizzato il quale, a sua volta, si modifica con l’avvento del rinnovamento tecnologico.
Infatti, l’avvento dell’era digitale (il passaggio dalla tecnologia meccanica ed elettronica analogica a quella elettronica digitale, detta anche rivoluzione informatica), attraverso le Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC) ha comportato grandi cambiamenti comunicativi, oltre che socio-economici. Di fatto, i canali di accesso all’informazione si sono moltiplicati grazie allo sviluppo di dispositivi interattivi quali il World Wide Web, il digitale terrestre e lo smartphone che hanno modificato modalità e luoghi della comunicazione.
Inoltre, occorre considerare che, negli ultimi venti anni, secondo le indicazioni del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER) e nel rispetto della centralità dell’apprendente sottolineata dalla scuola italiana, all’interno dell’atto comunicativo si introduce una didattica inclusiva, attiva, laboratoriale ed esperienziale che sfrutti pienamente l’integrazione di vari canali sensoriali, che dia visibilità non solamente al raggiungimento dell’obiettivo, ma all’intero processo acquisizionale anche attraverso la riflessione metacognitiva da parte degli studenti stessi[3]. La tecnologia ha giocato un ruolo fondamentale all’interno di tale processo consentendo di uscire dall’aula quale luogo fisico e temporale.
In particolare, per la didattica di L2, al fine del successo linguistico e nell’ottica dell’apprendimento attivo, oltre ad attività inclusive quali laboratori (caratterizzati da numero ridotto di alunni, con lingua adeguata al loro livello di comprensione, attività di potenziamento collegate a quanto svolto in classe…) e costruzione di UdA specifiche per gruppo-classe (elaborate prevedendo fasi comuni, fasi diversificate con compiti stratificati, differenziati, o compiti aperti), si possono utilizzare vari tipi di strumenti e canali innovativi tra cui i multimediali in quanto coinvolgono molteplici canali sensoriali, agiscono sulla motivazione poiché sono accattivanti, sviluppano l’autonomia perché possono essere gestiti anche in altri intervalli temporali e in contesti extrascolastici.
La didattica ottenuta con strumenti tecnologici innovativi è caratterizzata dalla consapevolezza dei mutati stili cognitivi e di apprendimento degli attanti ed è quindi propensa ad accogliere nuove modalità disciplinari generate dall’esposizione al digitale nel vissuto personale e sociale sia di docenti e che di discenti[4]. Un apprendimento digitale assistito in cui il docente ha il ruolo di guidare l’alunno nell’uso consapevole della tecnologia al fine di poterne sviluppare autonomia di fruizione e ricerca. La tecnologia, infatti, può essere una preziosa risorsa per la didattica, ma richiede un costante aggiornamento professionale da parte dell’insegnante-guida che miri al corretto utilizzo degli strumenti digitali e al pieno sviluppo del loro potenziale[5].
Nello specifico, le tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) possono diventare un valido aiuto per agevolare attività lavorative nel segno dell’inclusione, nonché stimolo allo sviluppo della competenza linguistica in classi con abilità differenziata[6]. La loro natura viene definita mobile, perché si possono usare in ogni luogo senza necessità di cavo elettrico, e personale, in quanto il singolo utente ne gestisce i contenuti[7] e, forse proprio a causa di tali caratteristiche, il loro utilizzo tra gli studenti sia nella sfera educativa che in quella privata è aumentato vertiginosamente negli ultimi dieci anni.
L’utilizzo dei TIC in ambito didattico ha generato pratiche e metodologie raggruppate sotto il nome di mobile learning o e-learning, ovvero un apprendimento su dispositivi mobili di dimensioni ridotte, utilizzate dall’utente in qualsiasi luogo e momento. Il sapere viene trasmesso così in modo pratico, su testi multimediali, in contesti di apprendimento sia formale (scuola) che informale (es. ambiente familiare), consentendo allo studente di esprimere pienamente la propria personalità attraverso l’utilizzo di un linguaggio altamente caratteristico e scegliendo tra i contenuti proposti dal web quello che più gli si confà per gusti e personalità. Le nuove tecnologie non devono essere utilizzate con lo scopo di sostituire le occasioni di esperienza reale, ma al fine di approfondire e integrare le competenze linguistiche e socioculturali dello studente.
Attraverso i TIC (smartphone, tablet, app, realtà aumentata, LIM ecc…) è dunque possibile spaziare nell’ambito della didattica ludica per riscoprire e vivere pienamente il concetto espresso dall’antico motto latino di ludendo docere ossia dell’insegnare divertendo, veicolando il contenuto culturale attraverso forme di intrattenimento. L’applicazione mobile è allora un continuum tra apprendimento formale e informale, una valida possibilità che permette di approfondire e riprendere quanto trattato in classe sviluppando l’autonomia dello studente. Presenta però fattori di rischio quali oltre al possibile impoverimento linguistico[8], la difficile gestione del materiale a causa della grande quantità presente in rete e la conseguente selezione di contenuti adeguati. Il ruolo dell’insegnante diventa allora fondamentale anche nella gestione in autonomia dei TIC da parte dello studente, educandolo all’uso responsabile della tecnologia e alla gestione proficua del contenuto online. La rete internet permette, infatti, di avere accesso a materiale autentico multimediale da utilizzare come input nella lezione di lingua e contemporaneamente favorisce la creazione di attività tecnologiche per sviluppare attività di comprensione e produzione.
Per esempio, l’utilizzo della LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) nella classe L2 è da considerarsi, forse, lo strumento più prezioso[9]. In quanto flessibile permette di: presentare contenuti combinando diverse fonti e canali (scritto, audio e video); fornire link di approfondimenti per risorse in rete; avere sempre a disposizione materiale appositamente creato per sciogliere velocemente nodi linguistici come glossari, dizionari mono o bilingui, coniugatori di verbi, eserciziari ecc.; evidenziare passi in modalità visibile all’intera classe tramite puntatore o con lo spotlight; compiere una riflessione metalinguistica (entrare nel testo per individuare e riflettere su determinati aspetti della lingua) e culturale (confrontando le diverse tipologie comunicative); permette di veicolare attività di comprensione e manipolazione del testo da parte dell’intera classe sia come singoli che come piccoli gruppi (es. ricercare informazioni di approfondimento); riprodurre canzoni o passi di film e serie tv attivando motivazione, formulazione di ipotesi e preconoscenze per offrire esempi di verisimiglianza del parlato; fornire occasioni di reali interazioni comunicative, tramite collegamento web, in attività di forum, blog, web conference con altre classi in qualsiasi parte del globo, travalicando i confini fisici dell’aula e realizzando, in collaborazione virtuale, una lezione di lingua cosmopolita.
Inoltre, occorre considerare che nell’apprendimento di una lingua vengono coinvolti entrambi gli emisferi di una persona[10] e che l’azione didattica L2 con supporto multimediale (per esempio con l’utilizzo di strumenti quali LIM), se adeguatamente strutturata, li fa lavorare entrambi sulla ricezione ed elaborazione dello stimolo linguistico. In tal modo, il cervello attivato correttamente manda input linguistici con segnali positivi che si depositano nella memoria a breve termine, la quale, a sua volta, elabora la struttura di superficie dei risultati, ovvero la parola in modalità trasmissiva viene codificata a livello sensoriale; attraverso attività che supportino la focalizzazione e il ritorno di contenuti si attiva, successivamente, un processo di recupero e consolidamento delle informazioni che vanno a depositarsi nella memoria a lungo termine in cui le informazioni (parole ed episodi ad esse connesse) vengono immagazzinate e conservate in modo permanente, duraturo e stabile, dando così origine alla competenza. La LIM, utilizzando immagini e audio-video, permette di andare ad agire su entrambe le memorie in modalità continua, ricettiva e attiva[11].
Attraverso la LIM è possibile semplificare (lessico, grammatica o concetti complessi attraverso esempi più semplici) facilitare (catturando l’attenzione e aumentando, così, la partecipazione), sostituire (creando linguaggi diversificati) e rivolgersi contemporaneamente all’intero gruppo-classe senza creare condizioni di isolamento per l’alunno in difficoltà. Pertanto la LIM è considerata uno strumento ad alto potere inclusivo poiché permette di abbracciare tutte le diversità presenti in un’aula scolastica, siano esse culturali, sociali, economiche, fisiche, cognitive con lo scopo di lavorare sull’educazione alla diversità e alla convivenza reciproca in modo da coltivare un’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole [12].
Durante la pratica di tirocinio da me svolta nella primavera del presente anno scolastico (2022/2023) nell’I.C. Fratel Arturo Paoli di Lucca, ho avuto la possibilità di condurre alcune lezioni per un piccolo gruppo di alunni NAI (Nuovi Arrivati in Italia) caratterizzato da variabilità sotto molteplici aspetti tra i quali nazionalità, competenze cognitive, livello di comprensione/produzione della lingua italiana. Le lezioni sviluppate hanno previsto l’uso della LIM sia per attività incentrate sulle canzoni di cantautori italiani, sia per quelle intraculturali.
Nello specifico, nel primo caso abbiamo lavorato con la riproduzione dell’audio/video musicale fornendo agli alunni il testo scritto della canzone, in modo da facilitarne l’ascolto, e successivamente sottoponendo loro esercizi da fare sia singolarmente che in gruppo. L’attività mediatica è risultata molto coinvolgente per i ragazzi e il materiale, adeguato al loro livello di comunicazione, è stato utilizzato come tramite per compiere riflessioni sulla lingua (focalizzando su aspetti grammaticali) o comprensione del testo (arricchimento del lessico). Nel secondo caso, partendo dal confronto tra i vari alfabeti delle lingue madri degli alunni, è stato possibile attivare un percorso interattivo che ha avuto origine dalla riscrittura dei nostri nomi nelle varie lingue d’origine, a cui hanno seguito considerazioni di tipo metalinguisto condotte addirittura dai ragazzi stessi (es. differente gestione delle geminate; presenza o assenza di corrispondenza di fonemi quali sorde sonore {p/b, t/d} o di occlusive e affricate {k/t∫}; assenza/presenza di gruppi consonantici triletterali sch-; segni diacritici; differente orientamento calligrafico con direzione da destra a sinistra quale quello arabo) che hanno dato spiegazione a relativi fenomeni individuati dai docenti nelle precedenti lezioni.
Di conseguenza, possiamo dichiarare che le attività svolte mediante l’utilizzo della LIM durante il tirocinio si sono rivelate altamente proficue in quanto attraverso l’uso interattivo è stato possibile attivare la motivazione e la curiosità degli alunni, lavorare in gruppo in uno scambio comunicativo tra pari e mettere al centro dell’azione didattica i ragazzi stessi che non solamente si sono confrontati con l’uso della tecnologia, ma hanno potuto sperimentare la condizione di insegnare qualcosa della propria lingua e cultura agli altri partecipanti, docenti compresi. Ciò ha permesso di rendere la loro condizione di immigrati non più un problema da risolvere, ma un valore da gestire: si è verificato un reale ribaltamento dei ruoli in cui gli alunni stranieri si sono rivelati indispensabili per il corretto svolgimento dell’attività e, dovendo insegnare agli altri, hanno anche sperimentato le vesti del tutor che, per avere successo nell’azione comunicativa, è costretto a compiere uno sforzo conoscitivo ulteriore ricercando strategie cognitive e metacognitive per adattare e rendere comprensibile quanto è parte del proprio patrimonio linguistico e culturale. Il tutoraggio tra pari partendo dall’uso della LIM ha permesso, dunque, non una semplice trasmissione meccanica delle informazioni riguardanti la norma, ma la ricerca della prassi espositiva più adatta per veicolare i contenuti al singolo compagno, dando origine di fatto a un’interazione adattiva basata su operazioni emotive e cognitive quali la tolleranza empatica (mediante espressioni e gesti), strategie comunicative per riformulazione del discorso e verifica di avvenuta comprensione attraverso domande di controllo, aumentando così anche il senso di competenza e fiducia nelle proprie capacità.
Si può dunque affermare che la didattica 2.0[13] è considerata oggi un utile strumento non soltanto perché permette di creare facilmente continuità tra il contenuto culturale offerto in classe e la possibilità di riprenderlo per approfondirlo in autonomia in ambiti privati e informali, ma anche perché può essere considerata un ponte per l’interculturalità. Infatti, offrendo la possibilità di far interagire conoscenza del singolo, del gruppo e addirittura del panorama internazionale, nell’ottica dello scambio di competenze e culture, il cui fine sia la crescita dell’individuo tramite la condivisione del sapere, si attua la formazione del ragazzo aldilà della propria nazionalità, in quanto cittadino del mondo. Sarebbe più indicato, allora, considerare la Tecnologia mobile non solo come dell’Informazione e Comunicazione (TIC), ma come Tecnologie dell’Apprendimento e della Conoscenza (TAC)[14].
Riferimenti Bibliografici e Sitografici.
ASSOLARI S. – BURLENGHI R. (a cura di), Atti delle II giornate di formazione per insegnanti di italiano L2/LS a Cipro, 9-10 giugno, Nicosia, University of Ciprus Language Centre, 2017.
BALBONI P., Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, Torino, Utet, 2008.
CAON F., Educazione linguistica nella classe ad abilità differenziate, Torino, Loescher Editore, 2016.
D’ANGELO M. C. – DIADORI P. (a cura di), Nella classe di Italiano come lingua seconda/straniera: metodologie e tecnologie didattiche, Firenze, Franco Cesati, 2018.
DIADORI P. (a cura di), Insegnare Italiano L2, Firenze, Le Monnier Università, 2019.
GARULLI V. – PASETTI L. – VIALE M., Disturbi specifici dell’apprendimento e insegnamento linguistico. La didattica dell’italiano e delle lingue classiche nella scuola secondaria di secondo grado alla prova dell’inclusione, Bologna, University Press, 2021.
SANTALUCIA D., Competenza digitale e glottotecnologie per l’insegnante di italiano L2/LS, in «Italiano Lingua Due», I, 2015.
ZAMBOTTI F., Bes a scuola. I 7 punti chiave per una didattica inclusiva, Trento, Erickson, 2015.
https://youtu.be/YziMLPGBNV8[1] BALBONI 2008, p.54.
[2] Ibidem.
[3] D’Annunzio B., in CAON 2016, p.141.
[4] SANTALUCIA 2015, p.158.
[5] Mariotti A., in ASSOLARI S. – BURLENGHI R., 2017, p. 90.
[6] Viale M., in GARULLI V. – PASETTI L. – VIALE M., 2021, p.27.
[7] Averna C., in D’ANGELO M.C. – DIADORI P., 2018, p.33.
[8] Per es. le app, tanto gradite dagli studenti per grafiche accattivanti, uso di colori e frasi a effetto, vengono spesso criticate dagli studiosi e accusate di essere una possibile causa dell’impoverimento linguistico dello studente perché utilizzano un linguaggio semplificato e fraseggio breve in cui domina la paratassi, la quale veicola il contenuto tramite immediatezza comunicativa, ma a discapito di una frammentazione testuale.
[9] Troncarelli D., in DIADORI 2019, p.63. Tra i dispositivi elettronici (device) più utilizzati in aula c’è senza dubbio la LIM. Quelle di prima generazione per operare avevano bisogno di proiettore e computer con funzioni limitate ai softwar dedicati al suo funzionamento; successivamente sono comparse LIM con schermi integrati, monitor touch screen e softwar integrati (Mariotti A., in ASSOLARI S. – BURLENGHI R., 2017, p. 92).
[10] Dal globale visivo-contestuale-situazionale del lobo destro, all’analitico e linguistico del sinistro.
[11] Maugeri G., in ASSOLARI S. – BURLENGHI R., 2017, p.100.
[12] ZAMBOTTI F., 2015, p.132.
[13] Averna C., in D’ANGELO M.C. – DIADORI P., 2018, p.40.
[14] Ibidem.
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