Una metodologia didattica inclusiva: il Peer Tutoring

SECONDO LAVORO DI GRUPPO-METODOLOGIE DIDATTICHE INCLUSIVE


IL PEER TUTORING: UNA METODOLOGIA DIDATTICA INCLUSIVA


1. Introduzione

2. Peer Tutoring

2.1 Il Peer Tutoring nella valorizzazione delle diverse abilità

2.2 I vantaggi per il tutor

3. Conclusioni

4. Bibliografia


1. Introduzione


Nel corso del primo lavoro di gruppo e nel corso del master abbiamo evidenziato a più riprese come alcune metodologie didattiche e buone pratiche adottate presso le istituzioni Scolastiche apportino degli enormi vantaggi per gli studenti con diverse abilità e con bisogni educativi speciali. 

Tuttavia, non sempre poniamo il giusto accento sui benefici che la didattica inclusiva apporta all’intero gruppo classe, in termini di rendimento scolastico e sviluppo delle competenze disciplinari, nonché di competenze trasversali e soft skills.

In altre parole, se cambiamo il punto di fuoco e ci concentriamo sul ritorno, in termini quantitativi e qualitativi,  della didattica inclusiva verso ognuno dei singoli componenti della classe, possiamo accorgerci che la presenza di studenti con diverse abilità non solo non risulta  un ostacolo al successo scolastico di ogni alunno, diventa invece un punto di forza. 


In questa parte del lavoro vorrei dunque concentrarmi su una metodologia didattica cooperativa, il peer tutoring, soffermandomi su alcune delle sue varie forme, a scopo esemplificativo; essa risulta infatti una metodologia piuttosto versatile, in quanto ben si adatta ai vari livelli di istruzione, dal primo ciclo fino all’accademia, è indicata per la valorizzazione di molte delle diverse abilità e dei bisogni educativi speciali (nella disabilità fisica e intellettiva, nei disturbi dello spettro, nelle situazioni di svantaggio sociale, economico, linguistico e culturale) ed è utilizzabile per gran parte delle discipline oggetto di studi. 


2. Peer Tutoring


Il peer tutoring è un'attività di insegnamento tra pari in cui gli studenti, adeguatamente preparati allo scopo, forniscono aiuto e sostegno all'apprendimento di altri in modo interattivo, intenzionale e sistematico (Topping, 2000). 

E’ un tipo particolare di Cooperative Learning, ma a differenza di questo che trova la sua realizzazione nel piccolo gruppo, interessa solo due studenti. In particolare si tratta di un tipo di insegnamento reciproco, in cui uno degli studenti funge da insegnante, il tutor, mentre l’altro da apprendente, il tutee. 

Al tutor non sono richieste competenze specifiche proprie dell’insegnante, ovvero non è necessario che sia un esperto della materia/ambito insegnato; è sufficiente che abbia delle abilità e delle  competenze anche di poco superiori rispetto al compagno, cioè che si collochi in termini Vjgostkijani all’interno della Zona di Sviluppo Prossimale. Al contrario, se il tutor avesse capacità di molto superiori al tutee, il rischio evidente è che il tutor si annoi e perda interesse nell’attività (Topping, 2000).

L’intervento del docente è di solito molto limitato e spesso si esplicita solo su richiesta degli studenti. Egli deve tuttavia dare indicazioni in merito alla preparazione del materiale e alla realizzazione di un setting di apprendimento favorevole. Nelle scuole del primo ciclo d'istruzione il docente può rivestire il ruolo di scaffolding


Esistono due tipi di tutoraggio tra pari:


  • Same age peer tutoring, verosimilmente tra compagni di classe o tra studenti di classi parallele

  • Cross age peer tutoring, dove il tutor ha un’età maggiore rispetto al tutee e può essere per esempio uno studente di classi più avanzate 


Il tutoraggio tra pari si fonda su due processi che rendono possibile l’apprendimento del singolo:

  • Il Modelling: con questo termine Albert Bandura definisce l’apprendimento per imitazione. Esso si basa sull’osservazione di un modello e la conseguente modifica del comportamento di chi osserva al fine di riprodurlo. Il contesto dell’apprendimento tra pari favorisce particolarmente il Modelling: la vicinanza di età, di esperienze, l’appartenenza allo stesso contesto innesca tra tutor e tutee una naturale empatia e fiducia reciproca, le quali favoriscono a loro volta un’interdipendenza positiva.


  • L’Individualizzazione: la didattica viene calata sulle reali caratteristiche dell’apprendente, attraverso modalità precise e concrete (Baldacci, 2004). In altre parole, il tutor è chiamato a modificare il proprio atteggiamento e modello didattico in base ai bisogni contestuali del tutee. Per quanto vaste possano essere  le competenze di un insegnante e varie le metodologie didattiche che tengano conto dei vari stili di apprendimento, solo il rapporto uno a uno permette una reale individualizzazione dell’insegnamento. 


Secondo quanto osservato da Topping (Unesco, 2000), i vantaggi del tutoraggio tra pari, rispetto all’insegnamento tradizionale, possono essere così elencati:


  • Maggiore praticità

  • Maggiori attività e varietà

  • Maggiore individualizzazione

  • Maggiore questioning

  • Vocabolario più semplice

  • Maggiore modelling e dimostrazioni

  • Maggiori esempi contestuali e rilevanti

  • Minore possibilità di fraintendimento

  • Maggiore autocorrezione

  • immediato feedback

  • Maggiori opportunità di generalizzazione

  • Metacognizione

  • Autoregolazione e consapevolezza dei processi di apprendimento



2.1 Il Peer Tutoring nella valorizzazione delle diverse abilità


L’efficacia di questa metodologia didattica rivolta agli studenti con disabilità è stata ampiamente dimostrata, sia che essa interessi studenti in età scolare, sia in ambito accademico. Il Peer Tutoring si è dimostrato inoltre efficace per le disabilità di tipo cognitivo, per i disturbi dello spettro e del comportamento, per gli studenti dsap e con bisogni educativi speciali a vario titolo. 


Vale tuttavia la pena soffermarsi sulle risultanze di alcuni recenti studi condotti in contesti molto diversi tra loro. 


Il primo studio preso in esame è Academic Benefits of Peer Tutoring: a Meta-Analytic Review of Single-Case Research. In tale rassegna meta-analitica, sono stati esaminati 26 casi di studio condotti tra il 1984 e il 2011, che hanno interessato 938 studenti provenienti da contesti molto diversi tra loro, quali provenienza geografica, gruppo etnico, genere, in vari setting di apprendimento e gradi di istruzione, da quella elementare alla secondaria. Gli apprendimenti valutati hanno interessato la comprensione del testo, lo spelling e il vocabolario, la matematica e le scienze sociali. Sono stati individuati quattro potenziali moderatori: Grado di istruzione, dosaggio, uso delle ricompense, disabilità. 

Quanto emerge dallo studio è che, come si può desumere dalla tabella, gli studenti con disabilità e a rischio sono quelli che hanno beneficiato maggiormente del tutoraggio tra pari tra i quattro moderatori contemplati dalla review. Le diverse abilità prese in esame implicano ritardo negli apprendimenti e difficoltà nell’apprendimento, disturbi comportamentali, ritardo mentale e disabilità di tipo fisico. I risultati dello studio supportano l’evidenza che alcuni aspetti del tutoraggio tra pari, come la ripetizione e la praticità degli esempi, sono particolarmente incisivi nella crescita accademica degli studenti con Bisogni Educativi Speciali. 




Il secondo studio preso in esame, Direct and Collateral Effects of Peer Tutoring on Social and Behavioral Outcomes: a Meta-Analysis of Singles-Case Research, pubblicato nel 2014,  riguarda i benefici del tutoraggio tra pari sulle relazioni sociali e il comportamento degli studenti coinvolti. Sono stati esaminati 20 casi collocati tra l’infanzia e il secondo ciclo di istruzione. Tra i moderatori presi in considerazione, sono riscontrabili disabilità di vario genere, ritardo mentale, autismo, ritardo degli apprendimenti e DSA, disturbo dell’attenzione e iperattività. I casi presi in esame sono stati condotti tra il 1985 e il 2009.



Come si può evincere dalla tabella, studenti con disabilità a vario titolo, possono trarre  benefici da lievi a elevati dal tutoraggio tra pari. L’effetto medio si attesta infatti su un livello alto (0,75); inoltre, la disabilità può spesso trovarsi in situazione di comorbilità con problemi comportamentali e dell’apprendimento: per questo motivo, risulta ancora più importante adottare delle metodologie che vanno a incidere in maniera positiva su questi. Gli effetti più evidenti si registrano per gli studenti con ADHD e ADD (0,63) e per gli studenti con ritardo mentale e disabilità intellettiva (0,93). 


Possiamo dunque concludere che il tutoraggio tra pari comporta un miglioramento dei risultati scolastici e accademici per gli studenti con diverse abilità e BES, nonché un miglioramento delle relazioni e dei problemi comportamentali.


2.2 Vantaggi per il tutor


Abbiamo dunque visto come nel tutoraggio tra pari ci sia un effettivo guadagno in termini di apprendimento per gli studenti con bisogni educativi speciali. Si potrebbe obiettare che da questa pratica didattica possano trarne vantaggio solo i tutee; in realtà anche i tutor possono trarre numerosi benefici. 

Se da un lato si potrebbe sostenere che il progresso, in termini di apprendimento inteso come quantità di informazioni conosciute, per il tutor sia molto limitato, dall’altro si può sicuramente affermare che il tutoraggio comporta lo sviluppo di tutta una serie di abilità e competenze che non solo si rivelano fondamentali nel percorso scolastico ed accademico, ma anche al di fuori di questo contesto. In altre parole, il tutoraggio tra pari comporta lo sviluppo delle Life Skills. A parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l'educazione alle Life Skills risulta fondamentale per la promozione del benessere dello studente e della sua salute. 

L’OMS riconduce le Life Skills a tre abilità principali: cognitive, personali e sociali. Le 10 life skills sono state così individuate dall’OMS:


  1. Decision making: è la capacità di prendere decisioni, tra due o più scelte

  2. Problem solving: è la capacità di risolvere i problemi in maniera positiva e costruttiva

  3. Creatività: si identifica come l’abilità a costruire legami tra idee molto diverse tra loro, creando idee nuove

  4. Spirito critico: si definisce quella capacità di analizzare le informazioni in maniera obiettiva, senza influenze, che permette di agire in autonomia e a trovare soluzioni ai problemi

  5. Comunicazione efficace: si tratta della capacità di ascoltare in maniera empatica ed attiva, di comunicare in maniera assertiva, di utilizzare il linguaggio non verbale coerentemente con la comunicazione verbale

  6. Abilità per le relazioni interpersonali: identificate come intelligenza emotiva, che serve a instaurare e mantenere relazioni interpersonali

  7. Autocoscienza: si definisce come la capacità di analizzare se stessi, nei punti di forza e di debolezza

  8. Empatia: comprendere gli altri e immedesimarsi negli stati d’animo altrui

  9. Gestione delle Emozioni

  10. Gestione dello Stress


Il tutor può trarre numerosi benefici dalla sua azione di tutoraggio. Come rilevato da Badura e colleghi nel 2000 e da Brack e colleghi nel 2008 attraverso degli studi sugli effetti del peer tutoring sui tutor, questi ultimi implementano la propria autostima, la motivazione al lavoro, acquisiscono maggiore consapevolezza delle regole di vita civile e perciò sono più motivati nel rispettarle, migliorano l’empatia e le relazioni sociali. In altre parole, l’azione educativa del tutoraggio tra pari va a stressare positivamente le life skills. Gli studenti imparano a collaborare, a comunicare in maniera efficace, creano esempi, riformulano, provano a applicare sempre nuove strategie per la risoluzione dei problemi, in un setting meno formale rispetto alla lezione frontale e in relazione simmetrica rispetto alla relazione asimmetrica con il docente. C’è quindi più disponibilità a conoscere l’altro, a stabilire legami di tipo empatico. 


3.Conclusioni


In questa seconda parte del lavoro di gruppo ho voluto porre l’accento su come avere un approccio inclusivo nella didattica possa garantire beneficio non solo per gli studenti con bisogni educativi speciali ma per tutto il gruppo classe. Se partiamo dall’assunto che qualsiasi studente possa avere un bisogno educativo speciale in un qualsiasi momento del suo percorso scolastico, la didattica inclusiva si pone come un presupposto necessario affinché si realizzi un setting di apprendimento favorevole per tutti, non solo per alcuni. 

Alla luce di questo, gli studenti con diverse abilità non risultano essere d’ostacolo alla realizzazione di un setting favorevole, ma ne diventano i facilitatori. Difatti, le metodologie didattiche inclusive dovrebbero essere adottate a prescindere dalla presenza di studenti con diverse abilità e con bisogni educativi speciali, poiché, come abbiamo visto,  risultano efficaci per tutti, dato che valorizzano i vari stili di apprendimento e proprio perché gli studenti possono evidenziare criticità in qualsiasi momento o avere dei BES in latenza. La presenza di uno studente disabile diventa così condizione necessaria affinché i docenti prendano coscienza del valore educativo che impone la diversità e affinché tutto il gruppo classe migliori le competenze sociali, relazionali e introspettive. 


4. Bibliografia


Bowman-Perrott, L., Burke, M. D., Zhang, N., & Zaini, S. (2014). Direct and collateral effects of peer tutoring on social and behavioral outcomes: A meta-analysis of single-case research. School Psychology Review, 43(3), 260-285. 

Bowman-Perrott, L., Davis, H., Vannest, K., Williams, L., Greenwood, C., & Parker, R. (2013). Academic benefits of peer tutoring: A meta-analytic review of single-case research. School psychology review, 42(1), 39-55.5

Leung, K. C. (2019). An updated meta-analysis on the effect of peer tutoring on tutors’ achievement. School Psychology International, 40(2), 200-214.

Baudrit, A. (2010). Enseignement réciproque et tutorat réciproque: analyse comparative de deux méthodes pédagogiques (No. 171, pp. 119-143). ENS Éditions.

MARMOCCHI, Paola; DALL'AGLIO, Claudia; ZANNINI, Michela. Educare le life skills: come promuovere le abilità psicosociali e affettive secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Edizioni Erickson, 2004.

World Health Organization, Life Skills Education in Schools, Geneva, WHO/MNH/PSF/93.A Rev.1 WHO, 1993a; World Health Organization, Training Workshop for the Development and Implementation of Life Skills Education, Ge- neva, WHO/MNH/PSF/93.7B, Rev.1 WHO, 1993b.

Badura, A. S., Millard, M., Peluso, E. A., & Ortman, N. (2000). Effects of peer education training on peer educators: Leadership, self-esteem, health knowledge, and health behaviors. Journal of College Student Development.

https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000125454 


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