Sordità: strategie didattiche e strumenti tecnologici per una scuola inclusiva
La scuola e le figure che lavorano all’interno di essa, professori, insegnanti di sostegno, educatori, personale Ata, si trovano in grande difficoltà quando al suo interno vi è un alunno sordo. I professori sono impreparati dinanzi ad un ragazzo non udente, perché il loro modo di insegnare parte da una prospettiva di omologazione del processo di insegnamento-apprendimento; usano la lingua orale come metodo di spiegazione, cioè la classica lezione frontale che lascia fuori il ragazzo non udente. Il ragazzo non udente ha le stesse capacità intellettive dei suoi coetanei e deve fare le stesse cose; la scuola deve essere preparata a veicolare le informazioni, date attraverso la lezione frontale, con il canale visivo-gestuale. Nella scuola primaria i metodi globali e socio-costruttivisti non tengono conto che la corrispondenza tra grafema e fonema nel bambino sordo è impedita dalla sua sordità, né tantomeno che per questo alunno la vista è il canale che sostituisce l’udito, provocando in lui grandi difficoltà e senso di esclusione. La scuola primaria ha superato numerosi ostacoli e si parla di una scuola dell’integrazione ma è necessario andare oltre per realizzare una scuola dell’inclusione. Nella scuola secondaria i problemi sono tanti e i passi da compiere sono numerosi per raggiungere una scuola che sia veramente inclusiva, affinché tutti gli alunni conseguano gli obiettivi previsti. La scuola inclusiva non deve lasciare nessuno indietro: anche il ragazzo con grandi difficoltà ha delle potenzialità da cui partire per costruire i percorsi successivi. Non occorrono grandi mezzi economici, bisogna saper sfruttare le risorse esistenti, in particolare le risorse umane, per costruire percorsi educativi che permettono la partecipazione di tutti gli studenti al processo educativo. Insegnare ad alunni con diverse tipologie di difficoltà è un aspetto del sapere insegnare. Bisogna capire come si traduce il tutto nella prassi quotidiana quando in classe è presente un alunno sordo. Il primo passo è capire per operare meglio. Tutte le figure che lavorano accanto al ragazzo sordo, insegnanti curriculari, insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione, e genitori, devono fermarsi e riflettere insieme per trovare strategie educative, stabilire obiettivi didattici che accrescano le competenze e permettano una vera inclusione. Non bisogna eccedere nelle cure verso questi ragazzi, perché un eccesso di cure li mortifica e li opprime e impedisce loro di crescere e diventare protagonisti del proprio percorso. Non bisogna assumere atteggiamenti autoritari né lassisti, perché in entrambi i casi non sarebbe un dialogo educativo ma un monologo. Bisogna costruire un progetto sulla valorizzazione delle differenze, per avere una convivenza basata sulla reciprocità e una classe di eguali che formi una vera piccola comunità. L’urgenza educativa, dinanzi ad un alunno sordo, è evitare che un deficit sensoriale diventi un ritardo cognitivo. È opportuno che gli insegnanti prendano coscienza degli strumenti didattici, dei metodi, dei modi di lavorare e di organizzare la classe, per non trascurare nessuno e renderli adatti ai bisogni di tutti e di ogni singolo alunno. Le strategie didattiche di una scuola inclusiva devono ridurre al minimo il modo tradizionale di fare scuola. Bisogna sfruttare i punti di forza di ogni alunno, minimizzare i punti di debolezza, facilitare l’apprendimento attraverso il canale visivo: audio libri, registrazioni, sintesi, libri di testo digitali; far leva sulla motivazione ad apprendere, favorire il dialogo con i compagni di classe, sviluppare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità.
Vygotsky aveva intuito che la
sordità costituisce una diversità non un «handicap», in quanto implica
l'adozione di un linguaggio comunicativo «diverso». La presenza dell'assistente
alla comunicazione nella scuola rappresenta, quindi, una risorsa indispensabile
al fine di garantire una reale integrazione del ragazzo sordo. La sua funzione
di “ponte comunicativo” permette di garantire sia la comunicazione tra il
ragazzo sordo con i docenti e i compagni di classe; sia il passaggio delle
informazioni e dei contenuti didattici. Per parlare di inclusione la scuola
deve rimuovere gli ostacoli e deve annullare le distanze comunicative-relazionali.
L’ambiente non è un fattore neutro nell’apprendimento, può facilitarlo o
ostacolarlo. La scuola privilegia l’aspetto cognitivo su quello relazionale e
non si rende conto che il successo formativo passa attraverso l’affettività. E’
necessario andare oltre gli obiettivi didattici ed educativi, bisogna
accogliere la persona nella sua integrità, bisogna stabilire relazioni positive
tra pari e permettere la reale comunicazione con i compagni, con i docenti, con
tutti i soggetti presenti a scuola. Permettere al ragazzo sordo di partecipare
alla vita della classe vuol dire raggiungere buoni risultati in tutte le
materie, nelle attività di laboratorio, alla pari dei ragazzi udenti. L’alunno
sordo non ha bisogno di programmi speciali ma di metodologie adeguate alla
propria diversità. La lingua dei segni permette la comunicazione tra il ragazzo
sordo, i compagni e gli insegnanti. È necessario insegnare la lingua dei segni
a tutti perché è fonte di cultura, rinforza la percezione e la memoria visiva,
impone di mantenere il contatto oculare, favorisce la capacità di
concentrazione e rende più pronti all’ascolto attivo. Inoltre, la LIS favorisce
l’empatia; i ragazzi si comprendono e si realizza una reale integrazione e
inclusione. La conoscenza della LIS vuol dire essere un soggetto bilingue con i
benefici ad esso associati.
La LIS non è l’unico strumento
che permette la partecipazione e l’inclusione alla vita scolastica del ragazzo
sordo. Oggi esistono nuovi strumenti, scaturiti dalla rivoluzione digitale, le
cosiddette tecnologie informatiche, che facilitano sia l’apprendimento sia la
vita degli alunni con difficoltà all’interno della classe, rendendo la loro
partecipazione attiva.
Il dibattito sui benefici
apportati dalle nuove tecnologie e dalle innovazioni è sempre acceso ed esprime
giudizi contrastanti: chi demonizza la tecnologia, chi la esalta. È necessario
comprendere che essa può migliorare la vita degli uomini ed in particolare
delle persone che presentano un deficit sensoriale, come quello uditivo. Le
tecnologie informatiche rappresentano un’innovazione che incide fortemente
sulla vita di tutti i giorni ed in particolare in ambito educativo, lavorativo
e sociale. La scuola ha preso atto della rivoluzione digitale e sta applicando
le nuove tecnologie alla didattica. I nuovi strumenti l’aiutano a diventare
inclusiva; è sufficiente pensare alla possibilità che un ragazzo sordo ha di
comunicare con finalmente alla pari con gli altri, usando un PC, un tablet, uno
smartphone. Nei cellulari si ritrovano App come WhatsApp e Telegram che
permettono la video chiamata comunicando con la LIS in tempo reale, usando la
vista che è il canale “uditivo” dei sordi. Si conosce già come le informazioni
visive, cioè immagini, comunicazioni, filmati migliorino l’apprendimento degli
studenti che diventa più profondo perché riceve una doppia codifica (Ginns
2005, Mayer e Moreno 1998). Molti sono gli studi che rivelano come l’ITC e
l’avvento di Internet abbiano avuto un grande impatto sui sordi che risultano
essere molto competenti nell’uso delle nuove tecnologie e rispetto ai ragazzi
udenti usano tali strumenti più a lungo dei loro coetanei. Internet sta allargando
la comunità dei sordi poiché i social network hanno aumentato le opportunità
sociali facendo crescere i contatti interpersonali tra sordi. Tutto ciò vuol
dire che ancora esistono enormi difficoltà nella comunicazione tra sordi e
udenti, anche se le nuove tecnologie abbattono le barriere sociali e aumentano
le potenzialità comunicative.
Nell’educazione dei sordi sono
entrati i nuovi dispositivi digitali, in particolare la LIM che rappresenta uno
strumento valido perché permette la creazione di materiale multimediale, la
memorizzazione di informazioni e l’accesso al web. In uno studio condotto a
Roma dai ricercatori del progetto TERENCE è emerso che i bambini sordi
preferiscono il tablet al PC, infatti l’aspetto touch screen è per loro molto
più accattivante. È necessario curare gli ambienti di apprendimento anche
quelli interattivi, che diventano dei macrocontesti in quanto gli studenti
devono identificare l’argomento che generalmente è rappresentato con un video,
devono selezionare le informazioni e cercare quella più pertinente e integrarla
con le conoscenze pregresse. L’enorme quantità di informazioni per gli studenti
sordi genera un sovraccarico cognitivo che mette in difficoltà le abilità
metacognitive. Gli studenti udenti migliorano il loro apprendimento attraverso
la combinazione di immagini e testo, gli studenti sordi invece possono
incontrare delle difficoltà se c’è un sovraccarico cognitivo dovuto ad un
eccesso di informazioni visive e contenuti verbali in sequenza. Per apprendere
in un ambiente multimediale bisogna progettare e realizzare dei materiali che
abbiano determinate caratteristiche, rispondenti alle esigenze della classe e
del ragazzo sordo che deve apprendere visivamente sia l’argomento sia il
discorso del professore. Gli udenti elaborano informazioni provenienti dal
canale visivo e uditivo, il sordo deve elaborare le parole scritte e il
linguaggio verbale del professore attraverso la vista in immagini mentali per
costruire un apprendimento esatto e trasformarlo in conoscenza da legare al
sapere pregresso. Le informazioni visive provengono da diverse fonti, per
questo motivo è necessario strutturare il materiale didattico, in particolare
se si tratta di ipertesti che sfruttano i link. Negli ipermedia bisogna
equilibrare le frasi chiave nei nodi dell’ipertesto per bilanciare la maggiore
complessità dello strumento con una minore
complessità del contenuto. Leggere un ipertesto richiede una grande
capacità cognitiva, poiché è necessario effettuare una scelta in relazione ai
numerosi link presenti. Un ipertesto strutturato gerarchicamente (ad albero) ha
una comprensione più facile rispetto a quello strutturato a rete (network
link). Marschark ha evidenziato come gli studenti sordi con basse capacità e
conoscenze devono essere guidati nella lettura di un ipertesto mentre gli
studenti sordi che hanno maggiori capacità e conoscenze riescono a cogliere i
contenuti e la struttura dell’ipertesto. Nella progettazione di un ipertesto è
necessario e fondamentale partire dalle conoscenze e competenze acquisite dagli
alunni in maniera pregressa.
Fondamentale nell’organizzazione
del lavoro è l’utilizzo di determinate immagini e animazioni. Le immagini statiche permettono di accedere
ad informazioni visivo-spaziali mentre le animazioni hanno in aggiunta quelle
temporali, che favoriscono un maggiore apprendimento e richiedono uno sforzo
cognitivo maggiore. L’utilizzo delle animazioni è preferibile perché aumenta
l’apprendimento ma ciò non avviene quando l’oggetto di studio diventa un
concetto astratto. Le immagini statiche, che danno una visione di insieme, come
grafici e tabelle, sono utili e particolarmente importanti per favorire
l’apprendimento. Le conoscenze devono diventare visuali e rispettare l’effetto
coerenza, di contingenza allo spazio e di personalizzazione. L’effetto coerenza impone di combinare le
immagini con le informazioni verbali in maniera conforme; inoltre l’effetto di
contiguità impone di ravvicinare le informazioni verbali con quelle visive,
meglio se nella stessa pagina per facilitare la memoria di lavoro; mentre
l’effetto di personalizzazione evidenzia come l’uso di un linguaggio informale
e colloquiale sia preferibile a quello formale.
La tecnologia, quindi, è un
importante strumento didattico che favorisce l’inclusione ma deve essere
utilizzata con l’aiuto del docente, il quale rappresenta un supporto educativo
indispensabile. Tra i diversi metodi d’insegnamento vi è l’inquiry learning o
apprendimento per sperimentazione. Quest’ultimo è basato sulla centralità dello
studente e l’insegnante è solo un facilitatore che deve guidare i propri alunni
nella costruzione del proprio sapere, sviluppando in loro la capacità di
osservazione, di riflessione, di sperimentazione, di analisi e di valutazione
per raggiungere gli obiettivi fissati. Spesso accade che i ragazzi si perdono
nelle diverse ricerche e per ovviare a ciò sono stati elaborati dei protocolli
di apprendimento collaborativo supportato da computer. Più i protocolli sono
strutturati più facilitano l’apprendimento degli studenti. Il modello base di
un protocollo ben strutturato è quello formulato sui criteri di De Jong; questo
è caratterizzato da più fasi sequenziali: fase di orientamento, di formulazione
delle ipotesi, di ricerca delle informazioni, di elaborazione delle conclusioni
e di valutazione finale. Il ruolo che gioca il docente sarà quello di supporto
e orientamento nelle diverse fasi, guidando gli studenti nella ricerca delle
informazioni, sia sul web sia in maniera tradizionale, nella capacità di
comprensione di queste, nonché nella loro valutazione, per verificarne
l’attendibilità. La buona riuscita di queste lezioni, ben strutturate, che
integrano diverse forme di apprendimento, come quello cooperativo e quello
sperimentale, con l’utilizzo di strumenti tecnologici, permette un miglior
apprendimento delle materie in esame. Tutto ciò avviene quando il docente ha
buone competenze tecniche non solo nella propria disciplina ma anche in quelle digitali.
La didattica digitale richiede
un’attenta progettazione sia del materiale da utilizzare sia del contesto di
apprendimento. La produzione del materiale digitale deve soddisfare i principi
guida di coerenza nella costruzione dei testi, di contiguità spaziale e di
eliminazione delle ridondanze, mantenendo una struttura semplice che eviti il
sovraccarico visivo. Il docente ha un ruolo chiave nell’apprendimento che si
manifesta in base alle competenze digitali possedute. Risulta essenziale la
formazione dei docenti ma anche degli alunni nelle competenze digitali per
poter realizzare una piena conoscenza del sapere. Per gli studenti sordi la
cultura digitale rappresenta un significativo mezzo di appianamento delle
differenze e un mezzo di collegamento con la società.
Le informazioni riportate in
questo articolo scaturiscono dalla lettura e dalla condivisione degli studi
effettuati da H. Knoors e M. Marschark, pubblicati nel libro “Insegnare agli
studenti sordi: Aspetti cognitivi, linguistici, socioemotivi e scolastici”.
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